“Gli insulti volgari, violenti, misogini rivolti a Carola Rackete sui social, e al suo sbarco a Lampedusa, la offendono come persona prima ancora che come Capitana – lo scrive Auser Milano in una nota – Questi insulti, frutti dell’odio che dilaga nella società, non scalfiscono la sua intelligenza, il suo coraggio, il suo senso di responsabilità. Sono pericolosi avvertimenti per chi vuole alzare la testa, per portare nel mondo giustizia e pari opportunità per tutti gli abitanti del pianeta. Altre donne prima di lei , anche con incarichi istituzionali , che si sono schierate per l’accoglienza dei migranti, hanno ricevuto attraverso i social analoghi anatemi augurali di essere stuprate dai “neri” soccorsi e accolti. Quante possiamo elencarne? Tante purtroppo, sintomo di una cultura arretrata e malata di sessismo .
Attraverso la violazione di leggi ingiuste e xenofobe che seminano odio crescente e mettono a rischio la vita dei migranti, Carola ha messo in gioco per prima la sua libertà personale. Basterebbe questo per capire e valutare le sue scelte, rispettose del “dovere del soccorso in mare” in ragione di un problema epocale che ha bisogno di risposte coraggiose. E comunque, non le si perdona di essere una donna che ha osato disobbedire.”